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di Aldo Civico
Il politologo italiano Aldo Civico, che insegna negli Stati Uniti, ci invia una riflessione che invita a non cedere alla fuga nelle decisioni immediate e poco utili per la pace e la convivenza civile.Di fronte a tragedie così grandi, la mente (specie la nostra occidentale) cerca di trovare una spiegazione causale che possa identificare una soluzione. Vogliamo un perché chiaro che ci permetta di reagire e di risolvere. Chissà invece che una via alternativa non sia vivere fino in fondo questo senso di smarrimento, accogliere e accettare la crisi. Trovare la calma per comprendere, invece che promuovere la agitazione per risolvere. Perché più che reagire si tratta di agire. E perché sia un agire rivolto al bene, è necessaria una certa calma, un certo distacco, una capacità di visione d'insieme delle cose. Chissà allora che in questa crisi non riusciamo a porci domande che ci aiutino a trascendere e trasformare questa realtà. Chissà che questa non sia una opportunità per l'Europa, gli Stati Uniti e la Russia di Putin di ripensare alla relazione tra loro, ma anche di ridefinire le loro priorità geo-strategiche.
Chissà che strage dopo strage, non si arrivi a comprendere politicamente che l'interesse comune è più forte e necessario dell'interesse nazionale. Chissà che si arrivi a riconsiderare la relazione con l'Arabia Saudita, lo stato che finanzia e promuove il movimento salafista che è la corrente fondamentalista dalla quale sorgono gli adepti di ISIS e altri gruppi armati. Chissà che non si arrivi a riconsiderare l'appoggio economico e militare che in nome dell'equilibrio nella regione, per decenni, è stato assicurato a regimi corrotti che hanno oppresso le loro popolazioni. Chissà che non si trovi il coraggio di far esplodere le contraddizioni all'interno delle proprie dottrine religiose (e non parlo solo dell'Islam) e riconoscere che ogni volta che in nome di Dio si emargina e si opprime il prossimo commettiamo una eresia e un atto di violenza. Chissà che non si trovi il coraggio di dare sempre più ascolto e spazio alla donna (perché fa impressione quanto maschile sia tutta questa violenza fisica e strutturale).
Chissà che non troviamo la via per costruire una società davvero libera, uguale e fraterna e che sia tale non solo per alcuni, a spese dei più, ma per tutti. Chissà.... Ma il primo passo è che ciascuno di noi, come individui, società, comunità politiche e religiose, con coraggio gettiamo uno sguardo sincero non nell'abisso dell'altro, ma in quello proprio.
di Aldo Civico
Il politologo italiano Aldo Civico, che insegna negli Stati Uniti, ci invia una riflessione che invita a non cedere alla fuga nelle decisioni immediate e poco utili per la pace e la convivenza civile.
Di fronte a tragedie così grandi, la mente (specie la nostra occidentale) cerca di trovare una spiegazione causale che possa identificare una soluzione. Vogliamo un perché chiaro che ci permetta di reagire e di risolvere. Chissà invece che una via alternativa non sia vivere fino in fondo questo senso di smarrimento, accogliere e accettare la crisi. Trovare la calma per comprendere, invece che promuovere la agitazione per risolvere. Perché più che reagire si tratta di agire. E perché sia un agire rivolto al bene, è necessaria una certa calma, un certo distacco, una capacità di visione d'insieme delle cose. Chissà allora che in questa crisi non riusciamo a porci domande che ci aiutino a trascendere e trasformare questa realtà. Chissà che questa non sia una opportunità per l'Europa, gli Stati Uniti e la Russia di Putin di ripensare alla relazione tra loro, ma anche di ridefinire le loro priorità geo-strategiche.
Chissà che strage dopo strage, non si arrivi a comprendere politicamente che l'interesse comune è più forte e necessario dell'interesse nazionale. Chissà che si arrivi a riconsiderare la relazione con l'Arabia Saudita, lo stato che finanzia e promuove il movimento salafista che è la corrente fondamentalista dalla quale sorgono gli adepti di ISIS e altri gruppi armati. Chissà che non si arrivi a riconsiderare l'appoggio economico e militare che in nome dell'equilibrio nella regione, per decenni, è stato assicurato a regimi corrotti che hanno oppresso le loro popolazioni. Chissà che non si trovi il coraggio di far esplodere le contraddizioni all'interno delle proprie dottrine religiose (e non parlo solo dell'Islam) e riconoscere che ogni volta che in nome di Dio si emargina e si opprime il prossimo commettiamo una eresia e un atto di violenza. Chissà che non si trovi il coraggio di dare sempre più ascolto e spazio alla donna (perché fa impressione quanto maschile sia tutta questa violenza fisica e strutturale).
Chissà che non troviamo la via per costruire una società davvero libera, uguale e fraterna e che sia tale non solo per alcuni, a spese dei più, ma per tutti. Chissà.... Ma il primo passo è che ciascuno di noi, come individui, società, comunità politiche e religiose, con coraggio gettiamo uno sguardo sincero non nell'abisso dell'altro, ma in quello proprio.